L’autunno è la stagione in cui si raccolgono gli ultimi frutti della terra, quei frutti tardivi oppure quelli che maturano lentamente e restituiscono il meglio alle soglie dei primi freddi. È così per l’ulivo, pianta dalla millenaria presenza sul nostro territorio. Un antico adagio istriano recita: oio, sal e farina impinissi la cusìna… Sono quegli alimenti che stanno alla base del sostentamento di ogni famiglia povera o ricca che sia. Oggi non è immaginabile pensare alle coste, ai campi e alle colline dell’Istria prive delle fitte chiome verde-argentate degli ulivi. Uno spettacolo brillante che offre vividi contrasti con la terra rossa e le bianche pietre delle campagne da Muggia a Pola. Piante isolate e contorte che hanno resistito a decenni di bora o giovani alberelli dalla corteccia grigia e liscia come la pelle di un giovane ragazzo irrequieto. Cultivar diversi: dalla prevalente bianchera istriana (Istarska bjelica) che restituisce un olio dal profumo di carciofo e dal gusto amaro e piccante, alla Busa, la Carbona o Carbonazza, il Leccino, il Frantoio e il Pendolino dal odore di trifoglio appena tagliato e dal colore giallo insieme a altre varietà di nicchia.
Dopo un periodo di abbandono delle piante, dovuto principalmente allo spopolamento di queste terre, a gelate intense per inverni particolarmente rigidi, l’ulivo è tornato a popolare i campi della penisola. L’ulivo, insieme alla vite, è diventato il miglior simbolo che rappresenta queste terre non solo dal punto di vista agroalimentare.
Dall’inizio del nuovo secolo, grazie anche a lungimiranti finanziamenti, sono tornate nuove piantagioni di questo prezioso albero. Piccoli frantoi oppure nuovi e moderni oleifici, un numero crescente di coltivatori e fieri produttori si contendono la presenza alle fiere e le citazioni sulle riviste specializzate.
Il nostro appuntamento annuale per la raccolta e la spremitura delle olive segna la chiusura della stagione delle escursioni in bicicletta in Istria. Appuntamento, rinnovato anche quest’anno nella campagna buiese a cavallo dei mesi di ottobre e novembre.
Un omaggio a una pianta nobile, simbolo di pace, che ricambia l’amore per queste terre regalando un prezioso fluido d’oro, autentico alimento di salute che racconta storie e cultura di questi luoghi senza conoscere confini.
ph. Massimo Battista
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