(pedalando si impara)
Da Muggia al fiume Risano.
Si è svolta sabato 7 giugno l’escursione in bicicletta lungo la parte iniziale della ciclovia della Parenzana, per i ragazzi delle classi V della scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Muggia.
Accompagnati dai loro genitori e dagli insegnanti, l’uscita ha chiuso un percorso guidato di conoscenza del nostro territorio e di formazione dei ragazzi sulla responsabilità del loro mezzo a pedali.
L’uscita collettiva in bicicletta rappresenta l’attività ideale per consolidare i rapporti tra nuclei famigliari e per mantenere il giusto equilibrio tra il bisogno di rassicurazione, data dalla presenza dell’adulto, e l’esigenza di autonomia dei bambini, in quanto attività condivisa ma allo stesso tempo autonoma dove ognuno gestisce le proprie forze e il mezzo. Altrettanto importante è ovviamente il beneficio per la salute, in risposta ad una naturale esigenza dei bambini verso l’attività all’aria aperta e per l’educazione al movimento.
Il tutto a chiusura di una serie di appuntamenti scolastici ed extra-scolastici iniziati con un incontro introduttivo in classe per spiegare ai ragazzi che cos’era la ferrovia Parenzana e che cos’è oggi (ieri ferrovia – dismessa nel lontano 1935 – oggi itinerario ciclopedonale).
Una visita guidata al Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio per conoscerne la storia. Una lezione in classe sull’itinerario e sulla bicicletta – come affrontare il percorso e brevi nozioni sulle riparazioni del mezzo.
Durante l’uscita collettiva, il gruppo è stato accompagnato dall’esperto storico-naturalista Diego Masiello, che gentilmente ha illustrato quelli che sono gli aspetti di interesse delle aree attraversate.
Crediamo che questo, seppur breve percorso, possa essere da stimolo per approfondire una ricerca e una lettura diversa del territorio e domani magari, un viaggio più lungo in bicicletta insieme ai propri genitori.
Riprendiamo in sintesi gli interessanti argomenti trattati durante l’escursione:
Natura, acque (dolci e salate), viabilità e mobilità degli uomini, sempre in continua evoluzione, hanno modellato e stanno modellando indelebilmente questa zona altoadriatica.
Iniziando a pedalare nella Valle delle Noghere, a fianco del rio Ospo, dobbiamo pensare che proprio nella Valle, vicino al mare (a Punta di Stramare), sono stati trovati due degli strumenti in pietra più antichi del territorio muggesano. Appena nel 1600 a.C. gli uomini e le loro greggi si erano riuniti in cima ai colli, nei castellieri, come in quello di Elleri a Santa Barbara.
Allora la Valle delle Noghere era una valle paludosa in cui le acque salate del mare Adriatico si mescolavano con le acque dolci del rio Ospo e dei suoi affluenti. La storia geologica è molto complessa, ma nei libri “Il Bosco Vignano” e “La Valle dell’Ospo e i Laghetti delle Noghere”, che si possono trovare in Biblioteca Comunale a Muggia, ci sono tante informazioni a riguardo.
Sono dunque questi uomini, che per primi si stabilirono dalle nostre parti, ad aprire sentieri e studiare i migliori collegamenti con i territori circostanti. Tracciati che poi sono stati tramandati di generazione in generazione, consolidandosi nei secoli . Su gran parte di questi tracciati i Romani passarono per conquistare l’Istria, dopo aver creato nel 181 a. C. Aquileia, una delle città più importanti del loro Impero. Una delle vie più importanti fu la “Via Flavia” che collegava Tergeste (Trieste) a Pola.
Noi pedaleremo proprio su alcuni punti di questa vecchia “Via Flavia” … 2000 anni dopo i Romani !!!
Questo tracciato muggesano, oltre ad essere utilizzato da varie truppe militari che si spostavano nel circondario, è servito soprattutto per i commerci che si svilupparono localmente dopo l’anno Mille, quando la Valle delle Noghere, allora chiamata di San Clemente, fu trasformata nella parte bassa in saline per la produzione del sale, prodotto insostituibile per la vita dell’uomo. Dove il torrente Rabuiese confluiva nel rio Ospo si trovava un importante snodo stradale in quanto la “Via Flavia” incrociava sia la via per Muggia sia quelle che scendevano dal Carso e dalla Carniola (l’attuale Slovenia), tra cui quella che lambiva il rio Ospo.
I commercianti carniolani (cranzi) e austriaci, in carovane di mussi (mussulati) o semplicemente portando le merci in schiena scendevano verso Muggia – ma ancor di più verso Capodistria seguendo il corso del fiume Risano cui siamo diretti – portando grano e altri prodotti artigianali delle loro terre per poi risalire con sale, vino, legname, olive e olio, cereali, pellami, lana grezza, miele e pietra da costruzione. Dai porti istriani queste merci, via nave, potevano oltrepassare l’Adriatico.
Muggia era una cittadina di dominio veneziano (dal 1420) a differenza di Trieste che era dominio austriaco (dal 1382). Furono molti i contrasti tra queste due comunità proprio per la produzione e il commercio del sale. La Repubblica di Venezia e la Casa d’Austria si fronteggiarono più volte nel corso della storia x svariate problematiche commerciali e territoriali. La prima cessò la sua esistenza nel 1797, la seconda nel 1918 dopo la fine della prima guerra mondiale.
La vita dell’uomo è in continuo movimento. Tutto cambia, nulla resta sempre uguale. Le vittorie o le sconfitte militari portano l’aumento o la riduzione del benessere degli uomini e soprattutto spostano gli assi commerciali. La tecnologia modernizza la vita umana e produce nuove possibilità lavorative, che soppiantano quelle vecchie. Nuovi prodotti vengono creati.
Le saline nella Valle delle Noghere furono abbandonate agli inizi del 1800: non era più conveniente produrre il sale a Muggia. L’intera valle fu acquistata dal cav. Giuseppe Tonello (proprietario dal 1853 del cantiere navale Squero Cadetti) che ne iniziò la bonifica trasformando le saline in peschiere, prati e campagne. Nel 1863 il Tonello attivò nelle ex saline addirittura una coltura di ostriche. Poi nel ‘900 la Valle fu ancora bonificata e oggi è stata trasformata in zona artigianale e industriale.
Svoltando a destra sotto il monte Castellier per dirigersi verso Rabuiese, a fianco dei boschi di latifoglie, lasceremo la Valle delle Noghere. Se avessimo proseguito dritti verso il Bosco Vignano avremmo trovato i Laghetti delle Noghere dove avremmo potuto fare numerose osservazioni naturalistiche relative a piante ed animali delle zone umide.
A Rabuiese si entra in Slovenia. In leggera salita raggiungeremo Scoffie, chiamata in italiano anche Albaro Vescovà e supereremo senza neanche accorgersi la Linea Morgan: un vecchio confine che dopo la fine della seconda guerra mondiale, dal 1945 al 1954, divise la Venezia Giulia in due zone di occupazione militare. Poi in discesa a fianco di un altro bel bosco di querce e pini supereremo su un ponte l’autostrada Capodistria – Lubiana e poi attraverseremo la strada statale per arrivare all’ex stazione ferroviaria di Villa Decani. Continueremo attraversando dei campi coltivati. Proprio la presenza del fiume e dei canali di scolo che sono stati realizzati permettono una buona resa alle coltivazioni.
Ci fermeremo nei pressi del fiume le cui sponde sono caratterizzate da alti esemplari di pioppo, di salice e di altri arbusti.
La storia ricorda il fiume Risano anche per il “Placito del Risano” del 804, ovvero una riunione, di cui è rimasta traccia in un documento scritto, tenutasi in una località presso la foce del fiume tra i messi imperiali di Carlo Magno ed i rappresentanti delle città istriane che si lamentavano di alcune angherie perpetrate nei loro confronti dal duca franco Giovanni II, governatore carolingio dell’Istria.
In tutta questa zona la fauna è molto ricca, specialmente per la presenza di varie specie di uccelli. Siamo ad un paio di chilometri dalla Riserva naturale di Val Stagnon, situata alle porte di Capodistria, che ha un’estensione di circa 122 ettari.
La Riserva di Val Stagnon è composta da due zone: – una laguna salmastra con isolotti per la nidificazione degli uccelli, pozze d’acqua salsa e barene dove prosperano varie specie di piante alofite (abituate all’elevata salinità sia del terreno che dell’aria), – una palude d’acqua dolce con prati acquitrinosi e vasti specchi d’acqua privi di vegetazione, circondata da canneti e arbusti termofili nell’area della bonifica di Bertocchi. Val Stagnon fa parte di quelle zone umide dell’Adriatico nord-orientale in cui sono state osservate quasi 400 specie di uccelli su poco più di 550 componenti l’avifauna d’Europa. Nel passato questa zona paludosa era più vasta, ma l’espansione edilizia del porto di Capodistria ne ha ridotto l’estensione. Per fortuna il pezzo rimasto ora è stato protetto a livello europeo e gli uccelli possono stare tranquilli !!!
Si può visitare la Riserva ogni giorno dall’alba al tramonto. Attorno alla palude d’acqua dolce è stato realizzato un sentiero didattico circolare di 2 km con tabelle informative e diversi punti di osservazione mimetizzati (ricordiamoci di portare un binocolo, la macchina fotografica, il manuale di riconoscimento degli uccelli e … di fare silenzio).
D.M. – 2014
Un po’ di foto
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